Non sono migrazioni, ma deportazioni indotte - Equo Garantito

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Non sono migrazioni, ma deportazioni indotte

Naufragio Crotone

Non possiamo tacere, non possiamo restare indifferentə.

Ci uniamo allo sdegno, al sentimento di vergogna e di orrore che tanti uomini e donne provano ad esprimere in queste ore, per l’ennesima volta, seppure probabilmente restiamo purtroppo ancora una minoranza.

E per farlo abbiamo pensato di condividere e diffondere il prezioso intervento di don Luigi Ciotti – presidente di Libera e del Gruppo Abele – e la ricostruzione puntuale di Duccio Facchini – direttore di Altreconomia – relative all’ultimo tragico naufragio di migranti avvenuto sulle coste calabresi domenica scorsa.

Perché pensiamo che abbiano una stretta connessione con l’origine e con il senso della nostra attività quotidiana. Quando Ciotti afferma che “bisognerebbe smetterla di chiamarle migrazioni: sono deportazioni indotte! Nessuno lascia di sua spontanea volontà gli affetti, la casa, la terra affrontando viaggi rischiosi, in mano a organizzazioni criminali e in balia degli eventi atmosferici: freddo, tempeste, siccità. Lo fa solo perché costretto da un sistema economico intrinsecamente violento, sistema che colonizza, sfrutta e impoverisce vaste regioni del mondo. Lo fa perché l’Occidente globalizzato, in nome dell’idolo profitto, gli fa terra bruciata attorno offrendogli in alternativa sfruttamento se non schiavitù“.

E perché è fondamentale sapere, informarsi, capire come sono andate le cose.

#IONONTORNOINDIETRO…IL MONDO PURTROPPO NON È CAMBIATO

“Siamo tutti sulla stessa barca!”, ci aveva ricordato Papa Francesco all’inizio della fase più acuta della pandemia, quella delle reclusioni forzate nelle nostre case. E anche noi, nel nostro piccolo, ci eravamo uniti a quel coro di voci che auspicavano – e auspicano – un mondo diverso.

Ma – come dice don Ciotti – “la minaccia di morte che per quasi due anni ha tenuto in ostaggio l’Occidente globale del libero mercato, non sembra aver insegnato nulla a chi, quel mondo, avrebbe la responsabilità di governare nel segno del bene comune”.

Da sempre il Commercio Equo e Solidale, assieme ad organizzazioni come Libera, ha affermato e condiviso quanto afferma don Ciotti.

“Il male non è solo di chi lo commette, ma anche di chi non fa nulla per impedirlo. Indifferente, inerte, e proprio per questo complice”, continua don Ciotti.

Da anni lavoriamo per creare un’alternativa economica e culturale a questo sistema. Ciò che serve, al di là di un vago “aiutiamoli a casa loro”, è un’azione politica decisa che ponga fine a questo “sistema economico intrinsecamente violento”. E bisogna farlo in fretta. Invece di perdete tempo a parlare di muri o a fare i vigili del traffico marittimo.

Le esperienze cui ispirarsi, per fortuna, esistono.

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