Prosegue la campagna Puoi fidarti, è Equo Garantito, la campagna per valorizzare l’impegno delle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale aderenti ad Equo Garantito che, da oltre 30 anni in Italia, producono, importano e rivendono i prodotti del Commercio Equo e Solidale rispettando gli standard internazionali. Le imprese aderenti ad Equo Garantito sono infatti monitorate attraverso un sistema di garanzia certificato e il Registro Equo Garantito permette loro di utilizzare il marchio sui prodotti e di presentarsi come realtà che promuovono i prodotti e i principi di un’economia di giustizia.
Filiere trasparenti: quando la sostenibilità non è greenwashing
Nel 2021 la Commissione Europea ha analizzato la comunicazione di alcune imprese-campione. Il risultato emerso è stato allarmante: su 344 claim utilizzati da imprese di diversi settori il 42% era fuorviante, esagerato o addirittura falso. Si definiscono “verdi” o “etiche” per piacere ai consumatori, aumentare le vendite, a discapito dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori tanto nel sud quanto nel nord del mondo.
La campagna, oltre a essere l’occasione per raccontare la filiera del Commercio Equo e Solidale da tutti i punti di vista, vuole proporre alternative concrete e controllate in cui la relazione tra produttori, imprese e consumatori non sia semplicemente uno slogan.
Evento: Fidarsi è bene?
Numerosi sono stati gli spunti emersi durante Fidarsi è bene? Filiere trasparenti: quando la sostenibilità non è greenwashing, l’incontro promosso da Equo Garantito e Altreconomia per ribadire l’importanza di un consumo responsabile e per raccontare l’esperienza delle imprese equosolidali che praticano ogni giorno scelte improntate alla sostenibilità sociale e ambientale. Il Commercio Equo e Solidale è infatti un’alternativa concreta al consumo di prodotti del mercato tradizionale, per perseguire gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici e di giustizia sociale ed economica. Il Fair Trade ha una visione: un mondo in cui le pratiche commerciali siano più eque e sostenibili e contribuiscano a promuovere sviluppo, solidarietà, rispetto per le persone e per l’ambiente.
L’intervento di Duccio Facchini, Altreconomia
Un momento di confronto, moderato da Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, tra i produttori del commercio equosolidale, i rappresentanti dei consumatori e chi lavora sul campo e sa distinguere i messaggi commercialmente interessati dai messaggi autentici che promuovono una responsabilità sociale “non di etichetta”, e scelte di consumo sostenibili, attente non solo alla qualità del prodotto ma anche a tutti i protagonisti della filiera. Il mercato tradizionale – ha sottolineato Facchini – si sta appropriando dei contenuti e principi del consumo critico del commercio equosolidale e questo ci pone di fronte alla sfida di controbattere a questa strumentalizzazione.
Eleonora Dal Zotto, consigliera Equo Garantito, sulla sostenibilità
In apertura, Eleonora Dal Zotto, auditor Responsabilità sociale d’impresa e consigliera Equo Garantito, ha rimarcato quanto oggi nel marketing delle aziende la sostenibilità sia purtroppo abbinata a qualsiasi prodotto e servizio. Il concetto di sostenibilità è complesso, si compone infatti di aspetti economici, ambientali e sociali presenti lungo tutta la filiera e può toccare anche paesi lontani. L’allargamento della responsabilità sociale a tutti i temi della sostenibilità è alla base del nuovo modello di economia che il Commercio Equo e Solidale propone e pratica da oltre trent’anni, nel rispetto delle persone e dell’ambiente. La nostra associazione – ha sottolineato Dal Zotto – attesta che la filiera sia effettivamente controllata e, soprattutto, propone un mondo diverso in cui i diritti dei lavoratori, l’eliminazione dello sfruttamento, la salvaguardia dell’ambiente e del pianeta, un consumo più responsabile e consapevole siano le nostre priorità quotidiane e in cui la nostra risposta sia il consumo responsabile. Siamo lontani e prendiamo le distanze da operazioni di greenwashing e di ethicalwashing che sempre più imprese tradizionali portano avanti per accaparrarsi nuove fette di mercato, senza alcuna garanzia o forme di controllo esterno.
Mona El Sayed, Fair Trade Egypt
Mona El Sayed, direttrice di Fair Trade Egypt, in rappresentanza dei produttori, ha poi illustrato i benefici di far parte della rete del Commercio Equo e Solidale. Da quelli a breve termine, ovvero maggiori vendite e profitti economici, a quelli a lungo termine, più sostenibili, insiti dall’appartenenza a una rete etica. Il networking permette la condivisione del sapere, delle esperienze e delle risorse. Non mi riferisco solo alle campagne di sensibilizzazione e di educazione ma anche all’entusiasmo di non essere soli nel reagire al consumismo sfrenato di oggi. L’organizzazione a cui appartengo è stata la prima in Egitto a produrre artigianato senza sfruttamento e a generare un cambiamento nella vita dei lavoratori, sia economico, sia sociale in termini di empowerment femminile e di inclusività. Il Fair Trade promuove la sostenibilità a livello globale. Non sono parole vuote ma documentano un cambiamento effettivo nelle condizioni di lavoro senza dimenticare la tutela dell’ambiente.
Marco Omizzolo, In Migrazione e Tempi Moderni
Dalle garanzie del commercio equosolidale in Egitto si è passati alle campagne italiane con i racconti del sociologo Marco Omizzolo, presidente di In Migrazione e Tempi Moderni, che da tempo monitora il modello agricolo nel nostro Paese, settore in cui si nasconde ancora un ampio sfruttamento sul lavoro, avvalorato dalle imprese e da un sistema sociale che considerano uomini e donne, immigrati e italiani, solo forza lavoro. È in atto un processo antropologico – ha sottolineato Omizzolo – che tende ad alienare identità e diritti, bisogni e obiettivi per ottenere profitto e dominio con conseguenze drammatiche dal punto di vista sociale e ambientale. Nel mondo agricolo italiano, da nord a sud, 450mila persone oggi vivono in condizione di disagio abitativo e di sfruttamento sul lavoro. Di queste, circa 180mila, vivono una condizione para schiavistica e fanno parte di un sistema produttivo portante che, solo in Italia, ogni anno produce 25 miliardi di euro. È un’economia “estrattiva”, che toglie diritti, giustizia, e legalità verso cui, purtroppo, sta migrando il concetto di sostenibilità ormai finalizzata a fare pubblicità di sé, nascondendo la filiera che c’è dietro. Non mi riferisco solo al comparto del ‘pomodoro’ ma anche a quello dei vini, fiore all’occhiello nella promozione del Made in Italy all’estero. Qui non si tratta solo di greenwashing ma di nascondere la morte di braccianti per mano di uno sfruttamento sistemico e organizzato del lavoro.
L’intervento di Sergio Veroli, Consumers’ Forum
Negli ultimi 15 anni l’evoluzione dei sistemi di certificazione e di garanzia è stata veloce grazie alla spinta dal basso, da parte del consumatore, che si è allargata sempre di più richiedendo norme alle istituzioni e una maggiore consapevolezza da parte delle aziende.
Il Commercio Equo e Solidale da sempre si muove in questa direzione, precursore di sviluppo sostenibile delle persone e del pianeta in tempi in cui ancora la sostenibilità non era nelle agende mondiali – ha aggiunto Sergio Veroli, presidente Consumers’ Forum. Anche nel ‘Manifesto della Sostenibilità consumeristica’, redatto e sottoscritto dai soci di Consumers’ Forum, si sottolinea l’importanza di formare un consumatore informato, in grado di fare scelte consapevoli e premianti per le imprese trasparenti e realmente impegnate a garantire modelli di sviluppo sostenibile nelle filiere di produzione. Dopo le recenti sanzioni, i green claim, gli spot sulle presunte qualità sostenibili di un prodotto o di un’azienda, non potranno più essere vaghi, generici o esagerati. I cittadini pretendono impegno e trasparenza dalle imprese.
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